Una recente ricerca (Irccs Fondazione Stella Maris e dei medici dell’Università di Pisa) certifica gli effetti che il lockdown sta avendo su bimbi e adolescenti.
Sono aumentate le sintomatologie ansiose e somatiche nei più piccoli, con un’età tra 18 mesi e 5 anni, mentre tra i bambini e adolescenti tra i 6 e i 18 anni sono aumentati i sintomi ossessivo-compulsivi, di stress post-traumatico e di sintomi di alterazione del pensiero.
ISOLAMENTO
L’isolamento mette a grave rischio la tutela della loro salute mentale. Si nota un aumento di autolesionismo (parliamo di tagli profondo su avambracci, cosce, addome ecc.) e tentativi di suicidio.
Sono tanti i casi, racconta il Dott. Vicari, Neuropsichiatria Infantile dell’ospedale Bambino Gesù, di adolescenti che hanno ingerito grandi quantità di farmaci trovati in casa per provare a togliersi la vita. Tanti adolescenti soggetti ad ansia, irritabilità e stress causati dalla quarantena.
Pensate solo nel Bambino Gesù di Roma i tentativi di suicidio dei ragazzi sono passati da 12 nel 2011 a 300 nel 2020. Aumento vertiginoso anche dell’autolesionismo.
Il 20% degli adolescenti soffre di problemi mentali, perdendo le capacità relazionali.
MAXI RISSE
Maxi risse esplose nelle città di Varese, Viterbo, Parma, Roma, Bollate, Arona, Gallarate, Modena, Ancona, Quarto ecc.
Ciro Cascone, procuratore del tribunale per minorenni di Milano ha dichiarato: “Questo isolamento porta a incamerare sofferenza che poi si trasforma in rabbia. Rabbia che può esplodere da un momento all’altro perché mancano momenti di quotidianità che portano a un abbassamento di certi livelli di irascibilità”
Ci troviamo di fronte una generazione arrabbiata e tanto sola.
Da una parte c’è il grande problema dei ragazzi che si rinchiudono in casa, i ritirati sociali, e dall’altra ci sono quelli che escono ma lo fanno in modo aggressivo, per scaricare tramite la violenza le tensioni.
“Le liti in famiglia, la convivenza forzata con i genitori, le scuole chiuse, la mancanza di relazioni, è lo scenario in cui da quasi un anno si trovano a vivere i ragazzi”, ribadisce Federico Bianchi di Castelbianco, psicoterapeuta e direttore dell’Istituto di Ortofonologia.
NELLA RETE INFINITA
Tutto questo condito con grande incertezza per il futuro e una rete (parlo di internet) ormai ingestibile. Internet è diventato veramente troppo grande… quasi infinito. Spopolano le challenge che istigano ad atti estremi: la jonathan galindo, la blackout ecc.
Challenge che hanno fatto vittime. Non ultima la bambina di Palermo.
Più di 10 anni fa, quando ero negli stati uniti la blackout challenge prese piede su Facebook. All’epoca era il social più usato anche dagli adolescenti. Un ragazzo del nostro gruppo adolescenti in chiesa, per provare la sfida morì soffocato. Ricordo il grande dolore e la disperazione.
Sbaglia chi punta il dito verso i genitori. Sicuramente noi abbiamo le nostre responsabilità ma chi riesce a controllare tutto quello che accade su internet e i social media? Ci sono i filtri e i “parental control” (che dobbiamo usare) ma non sono sistemi perfetti… anzi.
SOLI TRA TANTI
I ragazzi hanno centinaia di “followers/amici” sui social ma la realtà è che sono soli. Soli, molto spesso, nell’affrontare le pressioni.
Pellai scrive su Famiglia Cristiana: “Se qualcuno fermasse un nostro figlio per strada e gli chiedesse di stringersi una cintura al collo è molto probabile che lui gli risponderebbe “Sono mica matto”. Direbbe di no e se ne andrebbe a gambe levate per l’assurdità della proposta. On line questa sfida assurda può diventare “interessante” per una bambina. Perchè avviene all’ interno di un social in cui tu ti senti “di famiglia”, perchè tanti altri tuoi amici stanno facendo lo stesso, perchè mostrando il tuo video riceverai tanti like e sentirai di aver provato a te stesso e agli altri che vali, che sei unico e speciale.
Si tratti di ingredienti che ogni giorno entrano nella vita dei nostri figli e li allontanano dal principio di realtà, rendendoli incapaci di posizionare l’asticella del limite al punto giusto e in tempo utile per non fare danni. Ogni giorno, milioni di messaggi in rete rendono accettabile ciò che non lo è.
Potremmo essere tutti nei panni di quei genitori che oggi sono dilaniati dal dolore. Sono eventi di questa natura che devono spingere noi genitori a scendere in campo, pretendendo che la rete sia un territorio dove non tutto può accadere e non tutto è lecito. Molti attribuiscono questo genere di tragedie alla mancata educazione da parte dei genitori che non prevengono i comportamenti a rischio dei minori nell’ online con la giusta educazione digitale. Ma il tema resta molto più complesso: anche iscrivendo un dodicenne alla scuola guida, è molto probabile che non sarà capace di guidare in modo sicuro un’automobile di grande cilindrata”.
SOLUZIONI? NON FACILI!
Alcuni consigli pratici che potete approfondire leggendo il mio libro PORNOLESCENZA.
- Mantenere alta l’attenzione;
- Usare i parental control e le restrizioni;
- Parlare e promuovere il dialogo su certi argomenti;
- Filtrare la realtà e insegnare uno spirito critico;
- Educare all’affettività;
- Fare rete con gruppi reali (sport, chiesa, ecc.);
- Imporre delle regole di comportamento su Internet e l’uso dei cellulari;
- Seguire l’età consigliata di ogni APP. (TikTok, per esempio, 13 anni.)
A presto,