Il gruppo social faceva base a Siena, i gestori anche più piccoli di 14 anni: 26 indagati
Scambiavano video pedo-pornografici e pornografici, inneggiavano a Hitler, Mussolini, all’Isis e postavano frasi contro migranti ed ebrei. A scatenarsi per mesi su WhatsApp, un gruppo di ragazzini che da Siena avrebbero diffuso in tutta Italia immagini e frasi choc.
All’alba di ieri sono scattate le perquisizioni in Toscana, Piemonte, Lazio, Campania e Calabria nelle abitazioni di 26 giovani, indagati, a vario titolo, dalla Procura per i minori di Firenze con l’accusa di detenzione e divulgazione di materiale pedopornografico, istigazione all’apologia di reato avente per scopo l’incitazione alla violenza e alla discriminazione per motivi razziali.
Il più anziano ha compiuto da poco 19 anni, il più giovane ne ha 15, non certo cresciuti in contesti familiari disagiati. Ma pare che a gestire la chat dell’orrore vi fossero anche 4 ragazzi, poco più che bambini, tutti di età inferiore ai 14 anni e, per questo ritenuti dalla legge non imputabili. Per mesi, a partire dal 2018, da un cellulare all’altro, sarebbero rimbalzati foto e video che rappresentavano scene di violenza sessuale su bambini.
Nella chat battezzata «The Shoah Party», girava un filmato, in cui un adulto abusa di una neonata di nemmeno un anno. Un altro video, riprende una bambina dall’apparente età di 11 anni mentre fa sesso con due ragazzini, forse di poco più grandi di lei. Le inquadrature si soffermano sul viso della bimba che ride, come stesse partecipando a un gioco, senza rendersi conto di quello che sta accadendo. Quelle immagini sono accompagnate da commenti che sembra incredibile possano essere firmati da adolescenti: «Eppoi dicono che i preti non devono stuprare i bambini».
Non mancano gli insulti: «Sei solo una p…». C’è anche chi pubblica la foto di una ragazzina nuda, invitando a fare sesso con minorenni e a consumare droga. Ma non finisce qui. Tra i file inviati sulla «The Shoah party», c’è anche quello su alcuni bambini africani che si dissetano con l’acqua di una pozzanghera. Anche qui, il commento è feroce: «Min***a il Nesquik» a cui seguono frasi che inneggiano a Hitler, a Mussolini e a Bin Laden. C’è anche il fotomontaggio di un Cristo messo in croce su una svastica.
A scoprire il campionario dell’orrore è la mamma di un ragazzino. Scorre le foto sulla chat e non esita a rivolgersi alla dirigente scolastica e poi ai carabinieri. Dopo la denuncia, tanti studenti confessano di essersi cancellati dalla «The Shoah Party» per la ferocia di quei commenti. Ma nessuno prima di allora aveva segnalato l’esistenza di quel gruppo. Le indagini, dopo le perquisizioni di ieri, andranno avanti. Al di là dei profili penali, la Procura per i minori aprirà anche un’inchiesta socio psicologica per valutare la idoneità dei contesti familiari in cui vivono questi ragazzi indagati per una serie di reati gravissimi.
Genitori, educatori… apriamo gli occhi. Proteggiamo i nostri figli/ragazzi. Tutto è diventato troppo semplice…troppo presto!
Fonte: Corriere